venerdì 13 gennaio 2012

Senza meta

Sei stata brava. Hai messo tutto a posto, hai rifatto i letti, hai tolto gli ultimi piatti dal lavabo e messo avanti la lavastoviglie. Hai tolto i panni dal balcone e, con la sollecitudine distratta delle azioni mille volte ripetute, li hai ripiegati e rimessi ordinatamente al loro posto. Ieri hai pulito tutta la casa. Certo forse avresti potuto impegnarti di più, ma l’effetto d’insieme non è per niente male. E hai perfino innaffiato le piante. Nessuno troverà da ridire domani, indipendentemente da chi sarà a mettere i piedi in casa, da chi verrà a cercarti, da chi ti troverà. Nessuno potrà dire che eri una disordinata, o una buona a nulla. E forse è meglio che non ti ci sei messa troppo di impegno, così non penseranno neanche che eri una maniaca depressa. Anche se tu sai bene quante manie hai. Quante ne hai avute. E sai anche che non combatterle è stato il miglior modo per sconfiggerle e sconfiggere ciò che le provocava. Hai sempre assecondato i percorsi delle tua mente e in fondo anche quello cui ti stai preparando non è che un modo per andarle incontro.
Hai preparato tutto con cura. Questa volta con minuziosa dedizione. Hai studiato a lungo. Cause, conseguenze, pro, contro, indicazioni, controindicazioni, interazioni, effetti collaterali. Certo, non penso solo ai foglietti illustrativi dei farmaci che in più di un mese sei riuscita in mille modi a farti prescrivere. Anche a quelli. Ma intendevo tutto: hai sistematicamente analizzato tutto. Lucidamente. Riuscendo persino ad accantonare il dolore. Non ti concederai di sbagliare stavolta.
La vasca nel bagno  è quasi piena e la temperatura è perfetta. Più calda del dovuto, perché non sia fredda quando sarai pronta. Non ci entrerai subito infatti, ma soltanto quando sentirai che è il momento, quando sentirai che le forze cominciano a venir meno. Ti rilasserà e il calore libererà endorfine, che impediranno al tuo istinto di cercare di reagire, di proteggerti. Perché è lui che ti preoccupa di più, da sempre. Così hai anche comprato e preparato incensi e oli alla lavanda, e messo su un vecchio cd di musica new age, senza strumenti, senza voci da ripetere, solo i rumori e i suoni della natura. Ammesso che lo sentirai.
Hai staccato il telefono e spento il cellulare. Sei ancora al computer però, a dispensare sorrisi, parole, riflessioni. Fa parte di te, non farlo potrebbe non essere normale. Eppoi ne hai voglia, quindi perché non farlo?
Ogni tanto ti fermi, guardi l’ora. Non che tu abbia scelto o designato un’ora precisa, ma non vuoi che succeda all’alba. Troppe volte i colori e i suoni dell’alba ti hanno richiamato ad una realtà che non ti appartiene, a bisogni fisici che non ti corrispondono.
Hai ancora tante cose da fare: anche tu devi prepararti perché vuoi essere impeccabile. Poi ci sono i tempi del rito, e non sono brevi. Sai che stasera non devi farti troppo coinvolgere. Così finalmente ti alzi, vai nella tua stanza e tiri fuori da un cassetto quello slip carino che ti ha portato tua sorella dall’Inghilterra. Hai scelto quello perché secondo te fa glamour. Sia a colori che in bianco e nero. Non sai infatti che foto faranno. E l’idea di essere completamente nuda non ti piaceva.
Un’altra occhiata al computer. Ora ti trasferisci nel bagno. Vuoi depilarti, farti le unghie, sistemare le tue impossibili sopracciglia; i capelli no, non importa, tanto nella vasca si bagneranno, e a te stanno bene bagnati. Poi sono puliti, li hai lavati stamattina, pettinandoli e acconciandoli con una profusione di impegno che non hai avuto mai. Mentre ti depili ti guardi quei piccoli tagli sulle gambe. Sono praticamente poco più che dei graffi. In fondo è stato un bene aspettare. Già, come se fossi stata tu a scegliere di aspettare. Ok scusa, scusami. Si era detto che non avrei detto niente che potesse ricondurti a quello che… a te, semplicemente, scusa. Non guardarmi così. Sei stata tu a pensarci. Ci hai pensato attraverso quei segni, te l’ho letto negli occhi. Hai pensato ai lividi. Hai pensato a lui. Hai pensato alla sua rabbia. E ti sei ricordata anche il resto. Non provare a negarlo. Io non dirò altro, va avanti.
Non ti ho deconcentrata. In meno di un secondo hai spazzato via quell’ombra che ti avevo letto negli occhi e hai ripreso diligentemente il tuo percorso, la tua routine di bellezza per le grandi occasioni, quelle in cui vuoi essere perfetta. E alla fine non ci hai messo tanto. Chissà perché te lo ripeti ogni volta stupita eppure capita sempre.
Rimetti tutto in ordine e richiudi la porta. L’acqua nella vasca non deve raffreddarsi.
Ora sei di nuovo al computer. Hai un impercettibile moto di stizza. Il tuo rito prevede che  la tua danza cominci bevendo. Perché questo in qualche modo sei sicura che aiuterà. E hai ovviamente preparato anche questo nel modo migliore. Hai comprato dei lime perché almeno un paio di caipirinhas ti spettano: sono l’ideale per iniziare e il tempo richiesto per prepararle è un valido modo per tenere lontano pensieri e distrazioni. Poi verrà qualcosa di più forte, in salita, ma hai deciso di non scegliere in anticipo perché il gusto non va mai programmato. Così hai schierato sul tavolo tutto quello che più ti piace. E hai comprato due pacchetti di cigas in più, per esser certa che non finiscano prima del tempo, perché non sai bere senza fumare. Ma quello che ora provoca il tuo disappunto è che tu non sai bere da sola senza scrivere. E nei giorni passati hai scritto tutto quello che dovevi scrivere. A tutti. A lui, alla tua famiglia, a chi ti ha amato e ti ama ancora, agli amici più cari, a… scusa, no, non volevo ricominciare, credimi, sei tu che hai aperto quella cartella per vedere se avevi dimenticato qualcosa, se potevi trovare qualcosa da scrivere ancora, sei tu che non ci hai pensato nonostante sapessi che quella cartella non andava riaperta. Chiudila, puoi scrivere qualcosa di nuovo, una storia fantastica, quella poesia in francese che non hai più scritto… oppure puoi leggere qualcosa, magari in rete, senza cercare tra quello che hai, senza ripercorrere nel computer nomi, immagini, ricordi. Vuoi?
Devo ammettere che ti sei davvero preparata a dovere. Anche questa volta il mio intervento ti ha appena sfiorato. Un’amica ha appena pubblicato nel suo blog un racconto abbastanza lungo. E hai deciso che per iniziare può andar bene. Hai anche aperto un documento nuovo. Così quando finirai di leggere potrai buttar giù quello che ti pare, magari bevendo un’idea ti viene.
Prendi il ghiaccio dal freezer, il secchio con il pestello, lo zucchero di canna e cominci a tagliare i lime a pezzetti dopo averli lavati e asciugati. Fai tutto molto lentamente, con gesti calmi e misurati. Non hai fretta e non ce ne è adesso e sei sicura che fatta così la tua caipirinha sarà migliore di tutte quelle che hai bevuto e che hai fatto di corsa dietro il bancone di un bar. Stanchezza zero. Mentre versi la cachaça ci pensi e ti scappa un sorriso. Non volevi le occhiaie e tra ieri e oggi hai dormito come non mai. Ma siccome stasera farai tardi e farai tardi bevendo alla fine le occhiaie ti si vedranno lo stesso e certo non ha senso truccarsi per immergersi nella vasca. Non importa. E’ ora di leggere. E di bere.
Sono le tre. Hai letto almeno tre storie. Ne hai iniziata a scrivere una. Carina, non hai mai scritto cose così, senza un percorso, senza un tema. Parole che si inseguono e che diventano una musica, sembra che ballino. Ecco ballare. E’ una idea che ti piace subito. Ha bevuto le tue caipirinhas e hai dato fondo alla bottiglia di rum ma sei ancora troppo sveglia. E’ tardi per accendere lo stereo di casa, così indossi le cuffie, accendi la tv e ti scegli un canale di rap. Balli. E bevi ancora. E finalmente la testa comincia a girarti.
Ricominci a scrivere. Hai deciso che finirai la tua storia. Hai deciso come finirla e infatti si scrive da sola in pochi minuti.
Chiudi il file. Chiudi il tuo account. Anzi no, lo riapri. La pubblichi, domani qualcuno la leggerà. Adesso puoi chiudere tutto. Spegni il computer e lo porti in camera. Sul comodino. Dove è stato in questi ultimi… quanti mesi? Non ti rispondi. Lentamente ti spogli. Indossi gli slip che avevi preparato e l’accappatoio, fresco di bucato. Prendi il libro che stavi leggendo. Restano da leggere una ventina di pagine. Le hai lasciate di proposito. E’ di facile lettura e anche se hai bevuto tanto non farai fatica a comprendere. E sei sicura che avrai il tempo di finirlo prima che sia il momento di accucciarti nella vasca.
Torni in cucina. Abbassi le luci. Abbastanza da non sentire il fastidio che cominci ad avvertire agli occhi. Controlli se riesci a leggere. Guardi l’ora. Adesso non hai più tanto tempo. Non c’è fretta ma non puoi più sprecarne. Apri la dispensa e tiri fuori una busta. Metti in fila sul tavolo quei quattro astucci. Sai che probabilmente ne basterebbe uno, ma hai deciso che per una volta nella tua vita vuoi solo certezze. Tiri fuori i blister. E poi quelle pillole colorate. Anche queste le disponi in fila, una ad una, a disegnare qualcosa, un disegno che hai in mente e non hai mai messo su carta. E ti piace. E’ come se lo avessi sempre cercato e sempre saputo. E’ ora di incontrarti. Finalmente.
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Stanotte, o dovrei dire stamattina, sono rimasta ad osservarti mentre dormivi. Temevo avessi freddo con addosso solo quei buffi slip. Hai dimenticato di chiudere la finestra e sei crollata prima di infilare una T-shirt, sopra la coperta. Quando ti sveglierai ce l’avrai a morte con me. E non avrò parole per calmarti e braccia per abbracciarti. Ti ho fermata. Questa volta sono stata io. Perché tu hai finto di dimenticare e lo hai fatto meglio di tutte le volte che lo ho fatto io. Ma tu sei anche quella che mi ha ricordato. Tutto. E io non ho dimenticato. Non ho dimenticato cosa ti ha fermato e non ho dimenticato cosa dopo ti ha portato avanti. E non ho dimenticato il dolore cui non sai rinunciare. Tutto ciò che ti resta di quello che ami. E di quello che sei. Mentre ci penso mi rendo conto di quanto stiamo diventando simili, di quanto si stiano riducendo le distanze. Questo mi spaventa. In parte. In parte mi piace. Dovremmo abituarci. A camminare insieme.




http://www.lavalledeitempli.net/2011/07/13/senza-meta-%E2%80%93-di-cinzia-crauss/

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